I ricordi di Gianluigi Colalucci


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Uno sguardo unico sui capolavori dell’arte italiana quello offerto da Gianluigi Colalucci, per molti anni capo restauratore del Laboratorio per il Restauro dei Dipinti dei Musei Vaticani. Durante la sua carriera Colalucci ha lavorato nel restauro di opere d’arte di importanti artisti quali Raffaello, Giotto, Leonardo, Reni, Lotto, Tiziano, Mantegna, Caravaggio, Guercino, Perin de Vaga, Dosso Dossi. Ma soprattutto, dal 1980 al 1994, Colalucci è stato responsabile del restauro degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina. Un’esperienza straordinaria, durata quattordici anni, che viene oggi raccontata nel libro “Io e Michelangelo. Fatti, persone, sorprese e scoperte del cantiere di restauro della Sistina”, pubblicato da Edizioni Musei Vaticani e 24Ore Cultura. Il Corriere della Sera, in un articolo di Lauretta Colonnelli, ne anticipa alcuni interessanti stralci.

Tanti gli aneddoti  di quegli anni che il libro raccoglie, privilegiando «quello che non si può e non si scrive nei saggi scientifici, sentimenti, esaltazioni, angosce, riflessioni vissute per anni e anni sotto la volta, a tu per tu con quegli eterni giganti». Colalucci rievoca i numerosi incontri avuti con personaggi straordinari, legati indissolubilmente alla storia culturale e politica del nostro paese. Scrittori come Sciascia o attori come Silvana Mangano, «turbatissima da quella visione e forse già malata», e Paolo Poli che «girava per il ponte contentissimo e mimava Michelangelo mentre dipingeva “coperto di gocciole”». Assieme a Kissinger e Romiti, si legge, arrivarono Gianni e Marella Agnelli: «Di Agnelli mi colpì il fatto che durante la spiegazione del dipinto, di tanto in tanto, diceva “Molto divertente, molto divertente”». Ma non mancano, nel libro, aneddoti legati a nomi illustri del mondo internazionale. Come i reali di Svezia, la regina di Danimarca e l’imperatore del Giappone: «Akihito venne accompagnato dalla consorte, Michiko, che portava quel solito cappellino a pizzetta. E siccome il ponteggio era davanti al Giudizio, qualcuno del seguito ci avvertì di non portare gli ospiti imperiali al piano dei dannati all’inferno e dei demoni». O Margaret d’Inghilterra, «visitatrice abituale veniva ogni anno. Passava un’intera mattinata sul ponteggio guardando e riguardando figura per figura, parlando pochissimo e sottovoce con i suoi accompagnatori». Sofia di Spagna, prosegue l’articolo, chiese a Colalucci come veniva fatta la pulitura. Lui rifiutò con cortesia, poteva lavorare solo davanti alla cinepresa dei giapponesi. «Ma lei insisteva nella sua richiesta e io nel mio diniego. A un certo punto l’addetto dell’ambasciata mi disse: “La regina non va via fino a che non ha visto la pulitura”. Che potevo fare? Presi gli strumenti necessari e pulii la metà della gamba di uno dei beati, e così poté andare via soddisfatta»


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