Megan Volpe è un’artista multimediale e regista che indaga l’identità attraverso una lente metacognitiva, utilizzando i nuovi media come strumento di esplorazione psicologica.
Basandosi su un approccio decostruttivo alla sua formazione in regia cinematografica, costruisce narrazioni simboliche che prendono forma attraverso videoarte, intelligenza artificiale, paesaggi sonori immersivi e installazioni site-specific.
Il suo lavoro nasce da un precoce interesse per l’arte come pratica terapeutica ed emotivamente generativa.
Frammentando e analizzando la propria esperienza personale, Volpe rivela modelli psicologici che vengono trasposti in dimensioni sociali e comunitarie più ampie.
Il suo linguaggio artistico attinge al grottesco, fondendo palette di colori tenui con personaggi ambigui, inquadrature geometriche con montaggi disgiunti e spazi liminali con paesaggi interiori.
Questi elementi si uniscono per formare delle “stanze mentali”, ambienti in cui si manifestano processi psichici e neurologici.
La pratica di Volpe è, in definitiva, una ricerca di significato: un confronto terapeutico con i nuovi media e un processo di riconnessione con il sé.
Assimilazione è una riflessione visiva sul pensiero come spazio interiore in divenire.
Attraverso strutture labirintiche e pattern ricorsivi, l’opera evoca i non-luoghi della mente — territori instabili dove l’identità si forma nell’atto stesso dell’elaborazione.
Il labirinto diventa metafora della coscienza, che non procede in linea retta ma per deviazioni, ritorni e smarrimenti.
Assimilare significa perdersi nel pensiero prima di poterne emergere trasformati.
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@meganvolpee